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Muffoletta siciliana (panino cunsatu)


La muffoletta (o muffuletta) siciliana è un delizioso panino/focaccina, noto principalmente nella città di Palermo, anche se è  diffuso in tutta la regione siciliana. La loro popolarità si è divulgata in tutto il mondo grazie alla loro bontà e versatilità. La muffoletta è caratterizzata da un impasto morbido e soffice, sulla superficie solitamente ci va una spolverata di semi di sesamo, ma esistono anche le varianti con semi di finocchio o semi di anice nell’impasto. Questo panino, leggermente piatto viene condito (cunsato) con olio extravergine di oliva e arricchito con ingredienti locali come acciughe, olive verdi, pomodori secchi, formaggi, salumi e altre prelibatezze mediterranee. La sua combinazione di sapori crea un'esplosione di gusto che rende questo panino un'opzione appetitosa e appagante per un pranzo o uno spuntino leggero. Secondo antiche tradizioni, la muffoletta va gustata il giorno della commemorazione dei morti il 2 novembre e per l’immacolata concezione l’8 dicembre, ma la sua versatilità è un ottima alternativa che soddisfa i palati più esigenti in ogni periodo dell'anno.

Genovesi di Erice (di Maria Grammatico)




I "genovesi ericini"di Maria grammatico, sono un tipico dolce della tradizione siciliana, la ricetta è tratta dal libro “ Mandorle amare”. Si tratta di deliziosi biscotti a forma di mezzaluna, ripieni di crema pasticcera aromatizzata con scorza di limone. Nonostante il nome faccia riferimento alla città di Genova, in realtà i genovesi ericini sono una specialità della città di Erice, situata in provincia di Trapani, in Sicilia. Erice è un antico borgo medievale caratterizzato da stradine acciottolate, chiese storiche e una ricca tradizione culinaria. La ricetta dei genovesi ericini è stata tramandata di generazione in generazione, e questi dolci sono diventati un simbolo gastronomico di Erice e della Sicilia occidentale. La pasta dei genovesi è molto friabile, mentre la crema pasticciera conferisce un sapore cremoso e delicato. I genovesi ericini vengono spolverati con zucchero a velo e possono essere gustati sia a temperatura ambiente che tiepidi. Sono molto popolari come dolce da consumare durante la festività di San Giuseppe, che cade il 19 marzo, ma sono disponibili tutto l'anno presso la pasticceria di Maria Grammatico.


La storia di Maria Grammatico è affascinante e ispiratrice. Nata a Erice, nella Sicilia occidentale, Maria ha trascorso i primi anni della sua vita in un convento locale, dove è stata educata dalle suore. È qui che ha imparato le antiche tradizioni della pasticceria siciliana, grazie alla maestria delle suore nel preparare dolci tradizionali. Dopo aver lasciato il convento da giovane adulta, Maria ha deciso di mettere a frutto le abilità apprese e ha iniziato a lavorare come apprendista in una pasticceria locale. Con determinazione e passione, ha affinato le sue tecniche e ha imparato a creare i dolci tradizionali siciliani, diventando sempre più abile nel mestiere. La sua dedizione e il suo talento non sono passati inosservati, e ben presto Maria ha guadagnato una reputazione per la sua maestria nella preparazione dei dolci. Nel 1964, ha aperto la sua pasticceria che è diventata rapidamente famosa per i suoi deliziosi dolci artigianali. Oggi, Maria Grammatico è conosciuta in tutto il mondo come una delle più rinomate pasticciere siciliane, celebre per la sua capacità di preservare e valorizzare le antiche tradizioni della pasticceria siciliana. La sua storia è un esempio di determinazione, passione e dedizione al proprio mestiere. 


La ricetta è originale, copiata dal libro "Mandorle amare" di Mary Taylor Simeti e Maria grammatico, da me eseguita con metà dose.


Stoccafisso alla siciliana

 

Lo stoccafisso alla siciliana" è un piatto tradizionale della cucina siciliana che vede come protagonista lo stoccafisso, un pesce essiccato all’aria e conservato. Lo stoccafisso, pur non essendo un prodotto autoctono siciliano, è diventato nel tempo una prelibatezza ampiamente apprezzata nell'isola grazie alla sua versatilità e capacità di adattarsi ai sapori intensi e distintivi della cucina locale. Nella versione siciliana, lo stoccafisso viene solitamente ammollato per ridargli morbidezza, dopodiché viene cucinato con ingredienti tipici dell'isola, come pomodoro, olive, capperi, uvetta e pinoli, creando un incontro gustoso tra il mare aperto e la terra fertile siciliana. 

È un esempio perfetto di come la Sicilia ha abbracciato e reinterpretato ingredienti esterni nel corso dei secoli, creando piatti unici e indimenticabili combinazione che arricchiscono il piatto, rendendo ogni boccone un vero viaggio nei sapori del Mediterraneo. Il risultato è un piatto ricco e saporito, dove la consistenza compatta dello stoccafisso si sposa perfettamente con gli ingredienti freschi e aromatici della tradizione siciliana. Perfetto da servire sia come antipasto che come secondo, lo stoccafisso alla siciliana rappresenta una fusione tra la tradizione nordica dello stoccafisso e l'esplosione di sapori del sud Italia.

 

Cassata siciliana al forno

 

La cassata al forno è il simbolo della cucina siciliana  una vera e propria prelibatezza, un dolce tipico della cucina dell’isola. Esistono due varianti principali della cassata: la cassata al forno e la cassata classica.

La cassata al forno si differenzia da quella classica per il fatto che viene cotta al forno, solitamente rivestita da uno strato di frolla che racchiude una farcitura di ricotta dolce e gocce di cioccolato fondente, infine decorata con una incisione di rombi su una spolverata di zucchero a velo. La cassata classica invece, non viene cotta al forno ma viene lasciata riposare in frigorifero per alcune ore prima di essere servita. Inoltre, la cassata classica ha uno strato di pan di Spagna imbevuto di liquore e una farcitura di ricotta dolce e canditi, presenta un involucro di pasta reale, rifinita con una festosa decorazione di frutta candita.

La cassata al forno ha un sapore intenso e dalla consistenza soffice e cremosa. La pasta frolla croccante si sposa perfettamente, con la morbida crema di ricotta e le gocce di cioccolato fondente, creando un connubio di sapori e consistenze che conquisterà tutti gli amanti dei dolci della tradizione siciliana.

L’origine della cassata è incerta, ma si ritiene che risalga al periodo della dominazione araba in Sicilia. La parola “cassata” deriverebbe infatti dal termine arabo “qas’at”, che significa “vaso” o “recipiente”. Poichè in passato il dolce veniva preparato all’interno di un recipiente di terracotta. Nel corso dei secoli la ricetta della cassata è arricchita da influenze e ingredienti provenienti da culture diverse, tra cui quella spagnola e quella francese.

La cassata è diventata uno dei simboli della cucina siciliana e viene spesso consumata durante le festività religiose, come il periodo di Pasqua e la festa di Santa Lucia, ma viene preparata anche in ogni occasione di festa.

Vermicelli alla siracusana (virmiceddi a la siracusana)

 

I vermicelli alla siracusana (virmiceddi a la siracusana) sono un piatto tipico siciliano, della provincia di Siracusa. Ingredienti semplici in una esplosione di sapori e profumi tipici di questa meravigliosa terra. Da fare possibilmente con tutti i prodotti locali e rigorosamente prima che finiscano le verdure di stagione, tutto questo per non compromettere il gusto e la buona riuscita della ricetta.


Ditalini integrali alla caponata siciliana



Un insalata di pasta con una forma insolita ma confacente al condimento. La caponata che vi propongo è quella classica della tradizione siciliana, esattamente della città di Catania. Nella caponata che utilizzo per il condimento della pasta non aggiungo l’agro dolce come da ricetta. Se amate queste verdure, vi invito a provarle in questa preparazione, ne viene fuori un primo piatto davvero speciale; ottima servita, calda, tiepida o a temperatura ambiente. (Qui) trovate la versione con pasta lunga.


Piparelli (biscotti siciliani)



I piparelli (o pipareddi) sono dei deliziosi biscotti speziati della città di Messina, ma diffusi in tutta la Sicilia. Si dice che l’origine del nome sia da ricondursi alla cottura che, anticamente avveniva nelle stufe a legna e che sembrava fumassero come pipe; la temperatura delle stufe non superava i 50°C, quindi i piparelli cuocevano per molte ore. 
In passato questi biscotti venivano preparati solo nelle feste patronali, proprio perchè i tempi per produrli erano lunghi. Oggi è un prodotto da forno che si trova tutto l’anno nelle pasticcerie e nei panifici. Per assaporare tutta la loro bontà, la tradizione suggerisce ingredienti locali di qualità. La ricetta originale vuole lo strutto, io però per gusto personale, l’ho sostituito con l’olio, ottenendo così un biscotto più sano.

Pesto di pistacchi di Bronte e pici fatti in casa


Anche quest’anno durante la breve vacanza in Sicilia, sono andata a Bronte (CT) ad acquistare i rinomati pistacchi dai coltivatori dell'azienda “Evergreen”. Ho chiesto consiglio al titolare su come fare il vero pesto di pistacchi, la risposta è semplice: pistacchi (rigorosamente con la pellicina) e un ottimo olio extravergine, null’altro, quindi niente formaggio e aglio. Ero curiosa di conoscere il risultato di tanta genuinità... Spettacolare! Mentre preparavo il pesto mi sono venuti in mente i “pici” (ricetta vista in rete e leggermente modificata)... L’abbinamento è stato un trionfo, un mix di cucina siciliana e toscana, direi un matrimonio più che perfetto!


© Granita morbida al limone... senza gelatiera



Nonostante la fresca temperatura di questi giorni, è sempre piacevole finire il pasto con una rinfrescante granita al limone, ma visto le mie origini è più goduriosa gustarsela a colazione, magari con la classica "brioche col tuppo” senza però farsi mancare la tradizionale granita siciliana alle mandorle "a minnulata". Beh, dal momento che manca ancora un pò per la mia  prossima vacanza in Sicilia, mi sono organizzata... eccola qua la mia granita siciliana morbida come un sorbetto.


Biscotti Pasquali (aceddu cu’ l’ova) della tradizione catanese



Un dolce che si prepara a Catania nel periodo pasquale, chiamato aceddu cu l’ova (uccello con le uova)  poichè la forma più comune rappresenta appunto la colomba con le uova, ma le sagome possono essere varie secondo la creatività del momento. La tradizione è diffusa in tutta la Sicilia e sia le forme che i nomi cambiano secondo le provincie: “cuddura cu’ l’ova” (corona con le uova), “pupi cu’ l’ova” (bambole con le uova), “panareddi di Pasqua” (cestini di Pasqua), “campanari” (campane), “vaccareddi” (lumache)... è consuetudine donarli ad amici e parenti, come simbolo di buon augurio e gesto di affetto. Vivendo ormai da molto tempo a Roma, ho voluto riproporre questa usanza, realizzando così sagome varie e tanti biscotti da confezionare e regalare che, al di là della tradizione, rimangono comunque dei deliziosi biscotti da inzuppo.






Ingredienti
550 g di farina 00
100 g di farina di semola rimacinata
200 g di burro (oppure strutto)
250 g di zucchero
4 uova bio
la punta di un cucchiaino di vaniglia bourbon
la scorza di 1 arancia (oppure limone) non trattata
20 g di lievito per dolci (oppure 6 g di ammoniaca per dolci sciolta in un pò di latte tiepido)
latte q.b
una presa di sale
uova sode (quantità a piacere)

Per decorare
confettini colorati
1 uovo sbattuto per spennellate

Procedimento

Bollite le uova e fate raffreddare. Intanto prepariamo la frolla: sul tavolo da lavoro o in una grande ciotola, mettete la farina e il lievito setacciati, aggiungete il burro freddo tagliato a pezzettini e cominciate a sfregarlo con la farina usando la punta delle dita (fate attenzione a sfregarlo sempre con la farina altrimenti il burro si scalda troppo). Quando avete ottenuto uno sfarinato, fate una fontana con al centro un’ampia vasca dove metterete lo zucchero, il sale, la vaniglia, la scorza di arancia grattugiata e le uova. Mescolate con una forchetta questi ingredienti, senza prendere la farina, una volta amalgamati raccogliete la farina che avete intorno (meglio se usate una spatola per non scaldare il burro), versate il latte necessario (versatene poco alla volta) fino a rendere l’impasto omogeneo e liscio, fate una palla, avvolgetela nella pellicola e ponete in frigo per 30 minuti circa.

Prendete dal frigo un pezzo di impasto alla volta (per non scaldare troppo l'impasto), modellate le forme a piacere, si possono  fare delle sagome di colombe, campane, cestini, cuori e intrecci vari (mentre li realizzate pensate a chi volete donarli e personalizzate a piacere), inserite le uova sode con una leggera pressione (fate attenzione a non rompere il guscio), incrociate sopra l’uovo delle strisce di pasta per bloccare il tutto. Se invece volete realizzare i biscotti, spianate la pasta poco alla volta sulla carta forno infarinata, a 1 cm di spessore e tagliate con le forme che preferite: ovale, campane, papere, colombe, conigli, pulcini o quello che vi suggerisce la fantasia. Rimpastate i ritagli unendoli ogni volta a un nuovo pezzo di pasta, fino a completare tutte le forme, mano mano che tagliate i biscotti adagiateli in una teglia ricoperta di carta forno. Spennellate i dolci con l’uovo sbattuto e distribuite sopra i confettini colorati.
Infornate a 180°C per 15-20 minuti o fino a doratura (regolatevi con il vostro forno). Confezionate i dolcini con carte o bustine trasparenti e infiocchettate con nastrini colorati.



Buona preparazione!
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Biscotti pasquali a forma di uovo

© Rame di Napoli (dolce della tradizione catanese)



Le Rame di Napoli sono dei dolci tradizionale siciliani, tipico della città di Catania, legato alla festa dei Morti che si celebra il 2 novembre. Questi dolcetti fanno parte di un'antica usanza in cui i defunti "portavano" doni ai bambini, simboleggiando un legame tra il mondo dei vivi e quello dei morti.

Le Rame di Napoli sembrano risalire al “Regno delle Due Sicilie”, nel periodo successivo all'Unità d'Italia (1861). Il loro nome curioso deriva, probabilmente, da un omaggio simbolico ai Borbone, che governavano la Sicilia prima dell’unità nazionale. Si dice che queste dolci fossero stati creati per celebrare l'arrivo della nuova moneta coniata in rame (da cui il nome "rame") introdotta durante il regno di Ferdinando I di Borbone. Nonostante il loro nome faccia riferimento alla città di Napoli, il dolce ha avuto una diffusione esclusivamente catanese e non è mai stato particolarmente popolare in altre aree dell’isola o d’Italia.

Il legame con la festa dei Morti nasce dalle tradizioni popolari siciliane che mescolano antichi riti pagani e religiosi, dove il cibo ha sempre giocato un ruolo di primo piano nella commemorazione dei defunti. Quindi, oggi le Rame di Napoli sono considerate un simbolo della dolcezza e del calore dell'autunno catanese, evocando ricordi familiari e profumi avvolgenti di spezie e cioccolato. 

La consistenza è simile ad un muffin ed è inutile dire che la glassa di cioccolato lo fa amare tanto ai bimbi, ma anche gli adulti ne vanno ghiotti. Nelle varianti più moderne è stata introdotta una farcia di marmellata di arance o confettura di albicocca, io però ve la lascio nella versione classica, ma se volete osare in golosità, potete farcire questi dolcetti con la sac à poche.

© Granita di mandorle siciliana (minnulata)


Come ho detto nel post precedente per fare la vera granita di mandorle catanese, bisogna partire dalla base e cioè, frullare mandorle e acqua utilizzando appunto delle mandorle siciliane di qualità, ottenendo così un latte di mandorla puro. La preparazione è facile e qui trovate la ricetta dove spiego come fare. La consistenza della nota granita siciliana deve essere morbidissima, quasi come un gelato,  è difficile poter dare la dose giusta dello zucchero, dipende molto dai gusti individuali, ma diminuirlo vuol dire ridurre questa caratteristica. L’aggiunta del glucosio è indispensabile per non farla cristallizzare e oltretutto ci evita di aumentare notevolmente la dose dello zucchero. Se invece volete preparare la granita con il panetto di mandorla, dovete sapere che sarà buona ma diversa dalla ricetta originale, la differenza sarà evidente, ad ogni modo vi do le dosi delle due preparazioni per poter scegliere quale fare.




Ingredienti
latte di mandorle fatto con 250 g di mandorle di Avola e 650 ml di acqua minerale naturale
120 g di zucchero
2 gocce di essenza di mandorle (per uso alimentare)
1 cucchiaino da tè di glucosio


Procedimento
Riscaldate il latte di mandorla facendo sciogliere bene lo zucchero e il glucosio.
Fate raffreddare in frigo per alcune ore.

Procedimento senza gelatiera: versate il composto in un contenitore di acciaio basso e dopo circa tre ore di freezer rompete i cristalli di ghiaccio che nel frattempo si sono formati e frullate con il frullatore a immersione, continuate ogni 30 minuti circa a intervalli regolari, fino ad arrivare alla giusta consistenza. La vera granita catanese “a minnulata” non deve avere cristalli di ghiaccio.

Procedimento con la gelatiera: Versate il composto nella gelatiera e azionate fino al completo congelamento.  Mettete in freezer per una maggiore consistenza.

Togliete la granita dal freezer qualche minuto prima di servirla, date un ulteriore mescolata per farle riacquistare morbidezza e gustatevela con la brioche col “tuppo”, come vuole la tradizione catanese.




Per la granita con il panetto di mandorla
1 panetto di pasta di mandorla da 250 g (meglio se è di mandorle di Avola)
750 ml di acqua naturale
60 g di zucchero
1 cucchiaino da tè di glucosio



Procedimento

Tagliate a pezzettini piccoli la pasta di mandorla, mettetela in una ciotola con circa la metà dell’acqua della dose prevista, fate ammorbidire e mescolate con un frustino facendo sciogliere bene i grumi. 

Versate nel bicchiere del frullatore e azionate fino al completo scioglimento della pasta di mandorle, aggiungete gradualmente anche la restante acqua. Versate il latte ottenuto in un pentolino e riscaldate facendo sciogliere bene lo zucchero e il glucosio. Fate raffreddare in frigo per alcune ore. Per la preparazione della granita procedere come sopra.

Buona preparazione!


© Latte di mandorla fatto in casa


Dopo aver fatto scorta di mandorle di Avola (come ho raccontato qui), la voglia di fare il latte di mandorla è aumentata sempre di più. L’idea era di fare la granita di mandorle, ma per fare una buona “minnulata” bisogna partire da mandorle pregiate. Le mandorle vanno spellate rigorosamente a freddo. A parte le ore di riposo, il procedimento è semplice e il risultato finale è straordinario, oltretutto fare le cose home-made è tutta un’altra cosa... diciamo pure che le mie brioches col tuppo non potevano aspettare. Intanto vi lascio questa ricetta e nel prossimo post ci sarà anche la granita di mandorle... nel frattempo io me la sono gustata... mamma mia che buonaaaaa!

Per la preparazione della granita:  Granita di mandole siciliana

Mandorle di Avola germinate (dopo 24h di ammollo)



Ingredienti
250 g di mandorle di Avola (con la pellicina e non tostate (*)
650 di acqua minerale naturale
2 mandorle amare o qualche goccia di olio di mandorle amare
qualche goccia di estratto di mandorle
un pizzico di sale integrale
zucchero q. b. (dipende dai vostri gusti)


Procedimento
Lavate le mandorle e mettetele a bagno in acqua fredda per almeno 5 ore (questa operazione serve per togliere la pellicina a freddo, in tal modo la mandorla conserva tutto il sapore e le proprietà nutrizionali).

Togliete la pellicina alle mandorle e dopo averle spellate, lavatele e lasciatele in frigo tutta la notte (meglio per 24h, le mandorle devono germinare) coperti di acqua fredda. Trascorso questo tempo mettete le mandorle (sgocciolate) nel frullatore con un pizzico di sale, aggiungete l’acqua prevista in tre volte continuando a frullare e aumentando la velocità fino ad avere un latte fluido. Lasciate riposare per tre ore attivando di tanto in tanto il frullatore (risulta più comodo mescolarlo).

Passate il latte mettendo una tela (di lino o di cotone) sopra il colino. Strizzate bene il telo con dentro le mandorle premendo con forza, otterrete così un delizioso latte di mandorla naturale e puro. Usatelo come bibita o per preparare dei dolci, ottimo per una sana colazione. Dolcificate a vostro gusto e conservate in frigo per qualche giorno (agitate bene prima dell'uso). Se invece volete fare la vera granita siciliana aspettate il mio prossimo post.

Note
(*) Non usate le mandorle già spellate perchè questa procedura va fatta con le mandorle integre a freddo.

La polpa delle mandorle (okara) si può riciclare in varie preparazioni nei prossimi post vi farò vedere come l’ho utilizzata.

Okara di mandorle



Buona preparazione!









Brioches siciliane col tuppo



Era da tanto che cercavo la ricetta delle brioches che mangiavo da piccola a Catania. Ho trovato diverse ricette in rete, ma quelle che ricordavo io non avevano le uova, ne ho provate alcune, ma non avevano quel sapore che è rimasto indelebile nella mia mente. Cercavo le brioches semplici che si compravano al forno e con le quale adoravo fare colazione con la “minnulata” (granita di mandorle). Poi finalmente ho trovato questa, a me sembrava simile alla ricetta originale, ma mancava ancora qualcosa la “brioscia” (brioche) dei miei ricordi aveva un’aroma che la rendeva unica e speciale, quindi ho fatto qualche piccola modifica. Che dire... grazie Paoletta, d’ora in poi questa sarà anche la mia ricetta.


© Spaghetti al pesto di melanzane e mandorle (ricetta siciliana)



Dopo il pesto rosso trapanese, ecco un altro pesto della tradizione siciliana. Questa estate la mia cucina sembra sia stata invasa dai vari pesti siciliani e non solo, adoro questi condimenti e in questo le pregiate mandorle di Avola danno un tocco in più di qualità, rendendo questo piatto ancora più gustoso. Il pesto di melanzane e mandorle si presta ai vari formati di pasta, dipende molto dai nostri gusti. Ottimo anche spalmato su crostini e bruschette.

Torta di pistacchi (ricetta brontese)



Approfittando del ritorno in Sicilia dopo una lunga assenza, ho colto l’occasione per andare in zone agricole dove si eleva la qualità di alcuni prodotti tipici. Fra questi, i pistacchi e le mandorle. E’ ben noto che i pistacchi migliori sono di Bronte (CT), ed è proprio lì che siamo andati per acquistarli e per avere dal produttore qualche dritta nell’utilizzo. Da casa eravamo partiti con un indirizzo (trovato in Internet ) che ci sembrava interessante e che si è rivelato tale. Inoltre la gentilezza e cortesia della persona che ci ha assistiti nell’acquisto, è stata veramente apprezzabile. Così con le sue conoscenze abbiamo scoperto le qualità e i metodi di lavorazione che utilizzano in questa azienda. Fatta questa premessa, eccomi a proporvi una torta (di origine brontese) fatta e rifatta più volte da mia cognata Grazia, a cui va la mia gratitudine. Ho modificato leggermente la ricetta prediligendo ingredienti biologici e senza tracce di glutine, dando modo così a tutti di apprezzare questo dolce tipico della tradizione siciliana. Da provare assolutamente!
Evergreen








Ingredienti

(Per uno stampo di 20 cm)
200 g di pistacchio di Bronte 
100 ml di olio e.v.o
170 g di zucchero di canna bio
2 cucchiai di amido di mais (maizena) o fecola di patate (*)
4 uova bio (separate)
1 bustina di lievito
la punta di un cucchiaino di estratto di vaniglia pura
un pizzico di sale

Procedimento

Per spellare il pistacchio velocemente: in un pentolino portate a bollore dell’acqua, versate i pistacchi, spegnete il fuoco e lasciate riposare coperti per 10 minuti circa (metodo efficacissimo), sgocciolateli e spellateli uno per uno.

Fate asciugare i pistacchi per qualche minuto in forno o sul fuoco in una padella antiaderente, appena si raffreddano tritateli finemente nel mixer.

Lavorate i tuorli con lo zucchero fino a renderli spumosi, aggiungete l’olio, il pistacchio tritato, la vaniglia, il sale, l’amido di mais e il lievito setacciati. Montate a neve gli albumi e amalgamateli con una frusta mescolando delicatamente dal basso verso l’alto. Infornate a forno (statico) preriscaldato a 160/170°C per 35/40 minuti (regolatevi con il vostro forno) con prova stecchino. Servite la torta fredda con una spolverata di zucchero a velo.

Nota

(*) Presta attenzione che il prodotto abbia la spiga sbarrata o che sia elencato nel prontuario AiC
Se vuoi c'è anche la versione mobile del prontuario AiC dei prodotti senza glutine, sempre aggiornato e comodo da consultare.



Evergreen (Bronte)
Avola


Acitrezza vista da Aci Castello
Aci Castello

© Biancomangiare alle mandorle... ricetta siciliana


Ci sono tante varianti del noto biancomangiare, quello alla mandorla che vi propongo oggi è di origine siracusano, un classico, antico e tradizionale. Di solito si abbina alla frutta fresca che può variare secondo i gusti e la stagione, ottimo anche con granella di pistacchi di Bronte. Un dessert adatto anche ai più piccini per gli ingredienti sani e leggeri. Come addensante la mia scelta è andata sull’agar-agar, per una consistenza morbida e delicata, appropriata per un dolce da sformare.


Ingredienti
125 g di pasta di mandorle in panetto
500 ml di acqua
25 g di fruttosio*
1 cucchiaino di miele ibleo (il mio di acacia)
g di agar agar**
1 stecca di cannella
la scorza di limone non trattato (solo la parte gialla)
essenza di mandorle amare

Per decorare
1 cestino di more o altra frutta di vostro gusto
cannella in polvere


Procedimento

Tagliate a pezzettini la pasta di mandorle e scioglietela con una forchetta in poca acqua tiepida fino ad aggiungerla tutta. Mescolate in una casseruola l’agar agar con lo zucchero, aggiungete un pò alla volta il latte di mandorla, la scorza di limone, la stecca di cannella e l’essenza di mandorle.

Fate cuocere per 3 minuti, togliete dal fuoco, eliminate la scorza di limone, la cannella e versate in uno stampo o in piccoli stampi precedentemente passati sotto l’acqua. Fate raffreddare in frigo per circa 3 ore o fino a completo rassodamento. Sformate in un piatto da portata, guarnite con le more o altra frutta fresca di vostro gusto e una spolverata di cannella.

Note
(*) con lo zucchero regolatevi secondo i vostri gusti.
(**) l’agar-agar può essere sostituita da 75 g di amido di mais (per una consistenza da sformare) cuocendo la crema fino a farla addensare. Per una crema morbida ne bastano 50 g.

Aggiornamento: per una consistenza ancora più morbida, l'agar-agar si può  diminuire a 2 g.





Pesto rosso siciliano alla trapanese (Agghiata trapanisa)

Pesto trapanese con pomodori freschi

Il pesto siciliano alla trapanese ha origini antichissime. Si racconta che nasce nel porto di Trapani, quando i marinai genovesi provenienti dall’Oriente, fecero conoscere agli isolani il loro pesto tradizionale fatto con aglio e noci (Agliata ligure). I marinai trapanesi riadattarono il pesto usando i prodotti tipici del loro territorio. Le varianti del pesto rosso, sono numerose, dipendono dalle regioni e dal gusto personale (meritano di essere provate). Anticamente questo pesto veniva preparato con pomodori, mandorle e ricotta salata. Io lo preparo sia con i pomodori freschi che secchi, strepitoso in tutte e due le versioni, ottimo anche sulle bruschette.